La scelta che si è chiamati a fare

Quest’anno sono due lustri dalla mia abilitazione alla professione di Farmacista. Ricordo ancora come fosse oggi sia il momento della Laurea sia quello dell’esame di stato. Il corso di Laurea a ciclo unico in Farmacia all’Università degli Studi di Milano è particolarmente impegnativo e quando raggiungi il traguardo pensi di aver chiuso con i libri. La prima cosa che fai è cercare lavoro, chi in azienda, chi come informatore, chi in Farmacia come me. Io ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare prima della laurea come magazziniere e questo mi è servito non tanto, tantissimo. Come si suol dire il lavoro va imparato dalle basi. Ricordo ancora il colloquio, la farmacia è specializzata in medicina naturale, fitoterapia e omeopatia io sono sincero e la prima cosa che dissi presentandomi è stata: “in Università il professore di chimica inorganica, alla prima lezione del corso ci ha insegnato che l’omeopatia è acqua fresca a prezzo di champagne (correva il lontano 2007) tuttavia sono aperto a nuovi saperi e nuove esperienze”
Allora non sapevo, e nemmeno avrei potuto immaginare, quante cose avrei dovuto imparare per diventare davvero un Farmacista. L’università, la Statale di Milano, una tra le migliori, ti insegna come sintetizzare i farmaci, come produrli, i presunti meccanismi con cui agiscono, la biochimica, la fisiologia, la legislazione tutte materie assolutamente importanti anzi fondamentali tuttavia manca l’insegnamento fondamentale: cos’è la cura. E allora mentre lavori e impari a conoscere “il malato”, studi e inizi a scoprire che le parole sono importanti.
Si, con gli anni ho appreso che la cura non è solo la molecola di un farmaco che attiva, disattiva o regola determinati recettori e funzioni. La cura, quella vera, è molto di più. Solo lavorando in Farmacia ho capito perché il consiglio del Farmacista è così importante: perché fa parte anch’esso della cura e del processo di guarigione. Poi guarigione da cosa? Ho conosciuto tanti clienti che stavano bene nelle loro malattie, guai a toglierle in alcuni casi! Ho conosciuto tanti clienti che avevano solo bisogno di trovare una strada alternativa per raggiungere il loro obiettivo di salute, e stavano solo cercando qualcuno che gli indicasse la direzione. Ho conosciuto tante persone che stavano male e non lo sapevano (non sto parlando di screening di prevenzione tuttavia servono anche quelli). E quanti avevano semplicemente bisogno (a volte non è cosi semplice) che qualcuno li ascoltasse.
In questi dieci anni mi è toccata anche la Pandemia. Non voglio entrare nel merito della questione perché penso che quando sei dentro una situazione così complessa non puoi avere la lucidità per poterne parlare lucidamente, troppe emozioni! Sono colo convinto di una cosa, questa è oggettiva, si tratta di una crisi nel vero senso della parola (crì-si = il tempo della mietitura del grano maturo) ovvero il vecchio che lascia lo spazio al nuovo. In questo nuovo che avanza troveremo una Farmacia e un’idea di cura diversa. Un bivio verso due strade differenti: chi attuerà un vero cambio di paradigma andando verso una nuova era della salute intesa come condivisione dei saperi e chi invece insisterà verso il farmaco centrismo e lo scientismo in evidente difficoltà e decadimento soprattutto per quanto riguarda l’aspetto culturale.
La vera scienza nasce dalla curiosità, non si preclude nessuna strada e deve informare e fare cultura, non deve convincere nessuno. Lo scientismo imperante invece manifesta questa continua necessità di dover convincere le masse perché a causa della sua arroganza e della sua onnipotenza, ormai ha commesso troppi errori.
Sono certo che sarà necessario cambiare metodo ripartendo dal dialogo tra la scienza e le discipline umanistiche solo in questo modo vincerà il malato che merita di rimanere al centro della cura.
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